Notule
(A cura di LORENZO L. BORGIA &
ROBERTO COLONNA)
NOTE E NOTIZIE -
Anno XX – 27 maggio 2023.
Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale
di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a
notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la
sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici
selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori
riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.
[Tipologia
del testo: BREVI INFORMAZIONI]
Autismo:
una possibilità terapeutica per la Sindrome dell’X Fragile (FXS). Il trattamento consiste nella
riduzione delle triplette CGG abnormemente ripetute nel gene FMR1, che
ristabilisce l’espressione della proteina cruciale per lo sviluppo del cervello.
I ricercatori hanno impiegato gli inibitori di due chinasi, MEK e BRAF, per
indurre i meccanismi di riparazione del DNA a ridurre l’espansione delle
triplette CGG. [Cfr. Hun-Goo Lee et al., Site-specific R-loops
induce CGG repeat contraction and fragile X gene reactivation. Cell – AOP doi: 10.1016/j.cell.2023.04.035,
May 16, 2023].
Alzheimer:
Machine Learning (ML) per la diagnosi della demenza dal linguaggio. È in corso di sviluppo un modello
di ML quale strumento per il rilievo precoce della malattia neurodegenerativa,
mediante un’analisi di pattern del linguaggio che può individuare indicatori
precoci prima dell’esordio clinico della demenza di Alzheimer. Sembra che
la precisione nel distinguere tra pazienti e sani sia del 70-75%. Il modello di
ML è stato convertito in una semplice applicazione per smartphone. [Fonte:
University of Alberta, BM&L-International, 2023].
La
codifica e il controllo di prurito e dolore sono distinti nella corteccia prefrontale. In passato si è ritenuto che il
prurito derivasse da una stimolazione di bassa frequenza dei recettori del
dolore, ma ora vi sono evidenze del tutto diverse. Qian Pan e colleghi hanno
dimostrato che prurito e dolore sono rappresentati da insiemi neuronici
differenti nella corteccia prefrontale mediale (mPFC); anche i comportamenti
associati sono controllati da gruppi neuronici distinti e opposti. I due insiemi
neuronici prefrontali modulano prurito e dolore attraverso circuiti separati. [Cfr.
Neuron – AOP doi: 10.1016/j.neuron.2023.04.032, 2023].
L’uso
di cocaina è in crescita vertiginosa, come il numero di morti per tossicità
acuta.
Negli Stati Uniti circa il 2% della popolazione assume cocaina e 1 ogni 5 morti
per overdose da tutte le sostanze consuma cocaina, secondo i dati dei Centers
for Diseases
Control. In Virginia il numero di “overdosi” da cocaina è in costante crescita
dal 2013 al 2022, con 968 casi mortali lo scorso anno, ossia il 20% in più
rispetto al 2021. Warren Bickel, direttore dell’Addiction Recovery Research
Center, ha riferito che è in corso uno studio sul decision-making nei
tossicodipendenti da cocaina (finanziato per 700.000 $ dal National Institute on
Drug Abuse,
NIMH), in cui è emerso che offrendo una ricompensa in denaro in cambio di un
esame delle urine prive dei cataboliti dello stimolante psicomotorio, i
cocainomani riuscivano ad astenersi, sia pure per un tempo limitato. [Fonte:
Leigh Anne Kelley, Virginia Tech, May 22, 2023].
Malattia
di Parkinson (PD): evidenza eziologica per il tricloroetilene (TCE). Solo una bassa percentuale di
casi ha eziologia genetica nota, per oltre il 90% dei casi clinici la malattia
si ritiene sia un esito di concause, molte delle quali ancora ignote o solo
ipotetiche. Una causa tossicologica sospettata da tempo è il TCE o trielina,
un composto in Italia noto soprattutto come sgrassatore e smacchiatore in
prodotti industriali, ma ampiamente presente sul suolo e nell’acqua della faglia.
Ricercatori dell’Università della California a San Francisco (UCSF), prendendo
le mosse dai soli 20 casi descritti di PD da TCE hanno condotto un’indagine che
ha incluso decine di migliaia di registrazioni mediche della Base della Marina
Militare di Camp Lejeune nel North Carolina. Le persone esposte all’acqua del
luogo fortemente contaminata da TCE, circa 4 decadi dopo hanno presentato una
probabilità di PD maggiore del 70% rispetto alla popolazione generale. [Cfr.
Goldman S. M. et al. JAMA Neurology – AOP doi: 10.1001/jamaneurol.2023.1168,
2023].
Stress e stress traumatico fra i
sopravvissuti all’alluvione dell’Emilia Romagna. Le ferite invisibili che
permangono nel cervello di coloro che hanno perso congiunti e amici o hanno
assistito ad eventi distruttivi di entità traumatica, richiederanno molto tempo,
aiuto e impegno personale attivo nel vivere in modo da ricostituire l’equilibrio
di adattamento fisiologico e interrompere i cicli di auto-innesco (es.: CRH-locus
coeruleus) della fisiopatologia traumatica. Lunedì 22 maggio, giornata
mondiale della biodiversità, a un convegno italiano è stato spiegato perché la
perdita della naturale varietà di specie vegetali, in particolar modo, ha
contribuito ad aggravare gli effetti dell’alluvione in Emilia Romagna: le monocolture
– innumerevoli ed estese in quel territorio – sono enormemente più vulnerabili
delle aree di territorio naturale. La realtà ecosistemica si è evoluta come un
insieme biologico complesso, e il suo equilibrio è fondato su una miriade di
interazioni fra diversi, in cui ciascuna forma di vita svolge un ruolo in
funzione dell’insieme.
L’ONU
ha dichiarato che in 50 anni si sono avuti 12.000 disastri meteo e 2 milioni di
morti. Fin da oggi, e per il futuro, non abbiamo scelta: dobbiamo preservare la
natura e imparare a gestire la complessità naturale, perché si prevede che
eventi alluvionali anche peggiori di questo diverranno sempre più frequenti. [BM&L-Italia, maggio 2023].
Canto
degli uccelli: cosa cambia con la nuova concezione di questa facoltà. Studiando il canto degli uccelli,
Fernando Nottebohm scoprì la neurogenesi nel cervello adulto di un vertebrato,
aprendo la strada alla scoperta della neurogenesi umana. Questa è forse la più
importante delle numerose ragioni dell’interesse neuroscientifico per il canto
delle specie aviarie. Recenti osservazioni hanno confutato l’antico dogma,
seguito anche da Charles Darwin, del canto come esclusiva prerogativa maschile.
Una nuova generazione di ricercatori, dopo aver avviato lo studio delle
numerose specie di uccelli con femmine canterine, ha rimodulato la concezione
del canto quale facoltà legata al bisogno secondario della riproduzione,
dimostrando l’utilità della funzione canora per la sopravvivenza. [Fonte:
Naomi Langmore, Australian National University, May 2023].
La mente medievale alle origini del
mentale moderno e contemporaneo (XVIII) è una tematica
che stiamo sviluppando al Seminario sull’Arte del Vivere (v. Note e Notizie 21-01-23
Notule; Note e Notizie 28-01-23 Notule; Note e Notizie 04-02-23 Notule; Note e Notizie
11-02-23 Notule; Note e Notizie 18-02-23 Notule; Note e Notizie 25-02-23 Notule;
Note e Notizie 04-03-23 Notule; Note e Notizie 11-03-23; Note e Notizie 18-03-23
Notule; Note e Notizie 25-03-23 Notule; Note e Notizie 01-04-23 Notule; Note e
Notizie 15-04-23; Note e Notizie 22-04-23; Note e Notizie 29-04-23; Note e Notizie
06-05-23; Note e Notizie 13-05-23; Note e Notizie 20-05-23) per spunti settimanali
di riflessione e discussione: qui di seguito si riportano quelli del diciottesimo
incontro.
Tra i più importanti valori interpretati come virtù da
entrambi i sessi, sono celebrati nei documenti dell’Italia medievale la sincerità,
l’onestà, la fedeltà, la lealtà, il senso dell’onore, l’aspirazione al bene
comune e la tensione ideale. Si comprende come il tradimento, che in un colpo
solo cancella le prime cinque virtù, fosse unanimemente condannato senza
appello.
Nell’Alto Medioevo, in città quali Firenze, Siena, Perugia[1], le
Repubbliche Marinare di Pisa, Amalfi, Genova e Venezia che diventerà Ducato di Venezia
e tante altre, le giovani adolescenti vincolavano in segreto i loro innamorati con
solenni giuramenti di amore eterno, e non erano pochi i giovani cavalieri che,
promettendo fedeltà e servizio a una fanciulla come fosse una regina, le consacravano
la vita, secondo un vincolo interiore che sentivano più forte di ogni altro
impegno civile e militare. Il giuramento nella vita pubblica italiana era poco
praticato perché contrario ai principi cristiani; Gesù Cristo aveva infatti
detto: “Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono
di Dio, né per la terra perché è sgabello dei suoi piedi…” (Mt 5, 34-35), e
dunque rimaneva come voto romantico, espressione del desiderio di convertire un
sentimento amoroso nel più alto e sublime ideale concepibile.
Le cose erano alquanto diverse nelle terre di
Franchi, Burgundi e altri Goti. Presso questi popoli la menzogna e lo spergiuro
erano considerati ordinaria manifestazione della natura dell’uomo e, infatti,
Robert Foltz si esprime così a proposito del tradimento dei figli di Ludovico
il Pio, figlio di Carlo Magno: “È la natura degli uomini che ha tradito Carlomagno…”[2]. È interessante,
in proposito, notare che il poeta e teologo Teodolfo, creato arcivescovo a Roma
da Innocenzo III, fa un’esperienza traumatica di questo costume: “Quando a
Teodolfo capita di assistere a un processo, è del tutto sbigottito dalla sequela
di falsi giuramenti: accusati, accusatori, testimoni, altri ancora che vengono
in soccorso dei primi, tutti spergiurano”[3].
Si tradisce la verità nella sostanza morale dei
fatti, che distingue il bene dal male, e si compie falsa testimonianza, peccato
mortale per i cristiani, senza minimamente preoccuparsi di dover rispondere
alle leggi degli uomini e, men che meno, al giudizio di Dio: “La falsa
testimonianza e lo spergiuro erano dunque così comuni, che la legge salica, che
di solito dedica tre o quattro righe in media ad ogni suo articolo, riserva
invece a tali problemi tre interi paragrafi; e uno di essi, quello relativo a
chi non rispetta la parola data, consta di ben 38 righe!”[4].
Questa tendenza a piegare la verità e la realtà
al proprio interesse, al proprio tornaconto, al proprio vantaggio, rendendo il vero
e il reale soggetti al proprio volere e potere, aveva in sé un potenziale
distruttivo del consesso civile, e la Chiesa, che ne era ben consapevole, mette
in quasi tutti i penitenziali tra i peccati più gravi al primo posto lo
spergiuro:
“Nel penitenziale di San Colombano, il più diffuso e
autorevole, chi spergiurava per interesse doveva essere rinchiuso in un
monastero per tutta la vita, chi invece spergiurava per paura doveva fare penitenza
per sette anni – i primi tre a pane secco e acqua – e, soprattutto, cosa
terribile per quei tempi, la pena doveva essere espiata in esilio e privi di
ogni arma…”[5]
Cambiando argomento, soffermiamo ora l’attenzione su
aspetti del mentale medievale legati alla vita domestica.
Non tutti si rendono conto di quanto l’organizzazione
funzionale della casa, in termini di architettura domestica e comportamenti
abituali, possa incidere sui nostri atteggiamenti mentali: le aree funzionali
dello spazio domestico, separate dalle porte, hanno un equivalente nel nostro
cervello, non solo in termini di rappresentazione mentale dell’ambiente ma
anche in qualità di memorie stabili associate a luoghi di soddisfazione di
bisogni, capaci di sostenere evocazioni rassicuranti. È drammaticamente
evidente questa importanza nelle persone che per ragioni di disagio economico
rimangono senza casa (homeless); la perdita delle abitudini civili,
culturali, individuali e sociali garantite da una dimora degna di questo nome
ha una così elevata potenzialità disadattante che l’American Psychiatric
Association ha incluso nel suo manuale diagnostico statistico, DSM-5, la
condizione di homeless tra i disturbi psichici.
Gli studi sulla vita privata nell’antichità classica
hanno evidenziato che al progredire nello sviluppo di una civiltà fa riscontro
una maggiore articolazione e specializzazione funzionale degli ambienti della
casa, quali piccoli mondi mentali separati e coesistenti: la cucina, la camera
da letto, la sala da pranzo, e così via. Si ritiene che nelle abitazioni
greco-romane si leggesse per lo più nel peristilio, alla luce del sole, con spazi
sufficienti a srotolare le grandi pergamene. Nel mondo romano, e poi medievale,
è sempre più frequente la lettura nelle stanzine private o cubiculi, con
qualsiasi tempo e a qualsiasi ora, spesso al lume di candela, come nell’antichità
facevano solo filosofi, poeti, altri intellettuali o scribi.
Un luogo domestico deputato alla conservazione dei
papiri è stato trovato in molte case greche e romane, e lo si è ritenuto equivalente
o precursore della biblioteca di casa dell’epoca moderna e contemporanea[6]. Nel
Medioevo, ricordiamo, si afferma un nuovo grande modello di architettura di
residenza, che influenzerà la concezione funzionale delle case: le cittadelle
monastiche. Monasteri, certose, conventi, abbazie, originariamente concepiti quale
“equivalente del deserto” per ritirarsi dal mondo dominato dal peccato,
divengono come piccole cittadine, autosufficienti economicamente.
Al crescere della dimensione spirituale della vita
fa riscontro una necessità sempre maggiore di uno spazio intimo, personale, privato
della casa dove ritirarsi a meditare e pregare. I cubicoli, quelle
piccole stanze della domus romana la cui angusta dimensione ci sorprende sempre
quando le vediamo a Pompei, Ercolano o in altri siti archeologici, avevano
ancora una grande importanza nel Medioevo come osserva Yvon
Thébert leggendo Sant’Agostino: “Una definizione di
Agostino dimostra quant’altre mai la profonda intimità del cubiculum.
Per descrivere le sue intense emozioni egli, infatti, utilizza a più riprese
paragoni ispirati all’architettura domestica, paragoni in cui la camera da
letto simboleggia l’angolo più riservato dell’individuo: «Nel più forte di
quella lotta interiore che avevo impegnato con la mia anima nei segreti recessi
del mio cuore… cum anima mea in cubiculo nostro, corde meo…»”[7].
Ma nelle abitazioni non ci si appartava solo per
esigenze spirituali e culturali, in quanto i bisogni fisiologici escretivi,
allora come oggi, si imponevano quotidianamente alla volontà di ciascuno. E qui
è necessario conoscere un fatto fondamentale: non tutte le dimore erano fornite
dell’equivalente dei moderni servizi igienici, anzi si ritiene che tutti gli
alloggi delle famiglie meno abbienti ne fossero privi, come le case di campagna,
dove i contadini soddisfacevano i propri bisogni in luoghi appartati all’aperto.
Nelle città italiane, non solo le case di ricchi, notabili e benestanti, ma
anche quelle di borghesi, mercanti e appartenenti a ceti in ascesa sociale
avevano conservato dalla domus romana[8] posti di
agiamento con sedili forati forniti di acqua; in tutti gli altri casi si adoperavano
pitali e grandi vasi di raccolta soggetti a periodico svuotamento. Un uso
comune nel XV secolo a Firenze non si sa in quale periodo del Medioevo abbia
avuto inizio: in recessi appartati del piano terra si scavavano pozzi stretti e
profondi, simili ai butti[9], ma tali
angusti ricettacoli, che prendevano il nome di “cessi”, costituivano la sede di
raccolta degli escrementi di tutta la vita di una persona[10].
Nell’Europa continentale per secoli sono rimaste
poche le dimore fornite di comodità igieniche all’uso romano e, per ogni
bisogno, era necessario andare fuori.
Essere
tormentati da un imperioso bisogno fisiologico in presenza di ospiti di
riguardo o in compagnia di amici e familiari, non avendo alcuna possibilità di
soddisfare l’esigenza senza abbandonare per un tempo imperdonabile o eccessivo
il consesso o la riunione, voleva dire trattenersi a oltranza, ingaggiando una
feroce battaglia di resistenza contro i segnali di allarme e imminenza
provenienti dal corpo. La ribellione all’urgenza del bisogno, per necessità e
buona educazione, rendeva evidenti le manifestazioni comportamentali dello
sforzo estremo: la statua di un diavolo tormentato dall’urgenza di mingere
rappresenta bene questa comune realtà dell’epoca nel Castello di Malbork (o Marienbourg)[11], dove la
scultura del “diabolico tormento” indica e precede il percorso al sistema delle
latrine, collocato in una torre separata (Dansker) raggiungibile attraversando
un ponte di legno a picco sul fossato fungente da ricettacolo. Entriamo nella
toilette del castello: i posti di agiamento sono dislocati in batteria lungo le
pareti della sala, separati da pannelli in legno e sovrastati da ripiani da cui
si potevano attingere in abbondanza foglie di cavolfiore, antenate della nostra
carta igienica[12].
Dunque, alcuni castelli hanno una struttura separata
adibita a sede dei servizi igienici, ma in genere le torri ad ogni piano
presentano almeno una ritirata; non mancano per torri e castelli, come per i
palazzi, dei vani sporgenti dalla superficie esterna dell’edificio, citati in vari
episodi storici, in cui si sfrutta l’apertura all’esterno di questi vani. Ad
esempio, nella conquista della prima cinta muraria del castello di Riccardo
Cuor di Leone, Château Gaillard, tenuto sotto assedio dalle truppe di Filippo
Augusto nel 1204, si legge nel poema La Philippide (canto VII) che “un
sergente, condotto di notte da un certo Bogis, riesce a penetrarvi attraverso
una finestra delle latrine a sporto”. Un altro esempio è quello di una fuga avvenuta
in Italia: “Nel 1303, allorché le truppe dei Colonna e i contingenti italiani
condotti da Guglielmo di Nogaret danno l’assalto al palazzo cardinalizio fortificato
di Anagni, alcuni cardinali riescono a fuggire passando per le latrine”[13].
L’uso non è quello consueto di stazione assisa sui
classici sedili forati, già impiegati dagli antichi romani, che li coprivano
con una tavoletta di legno; nel caso di questi vani a sporto non c’era l’equivalente
di un moderno “servizio igienico”, ma solo un’apertura per evacuare e mingere fuori.
Ci si sedeva sul basso davanzale con le spalle rivolte all’esterno, in modo da
far sporgere le terga nel vuoto, e si procedeva all’evacuazione che consegnava
le deiezioni direttamente allo sterrato sottostante o, in qualche caso, al
corso d’acqua su cui si affacciava l’abitazione. Una perfetta esemplificazione
l’abbiamo nel dipinto di Pieter Bruegel il Vecchio, Proverbi fiamminghi,
in cui è dipinta con efficace realismo la piccola camera che sporge dalle pietre
della superficie dell’edificio con due schiene denudate di due persone, che
sono assise portando all’esterno, alla pubblica vista, le natiche nell’atto di
defecare.
Il senso privato della corporeità tanto rispettato
dalla sensibilità dei popoli italici che nemmeno fra coniugi ci si mostrava
nudi, è ancora quasi sconosciuto in gran parte della Mitteleuropa, dove i
costumi barbari ancora prevalgono sullo stile civile di decoro e decenza
associato alla pudicizia cristiana.
A Parigi era così sconcertantemente diffusa l’abitudine
di liberarsi all’aperto delle eccedenze biologiche, che nel 1374 Carlo V impose
a tutti i proprietari di case in città o alla periferia parigina di “avere
latrine e gabinetti in numero sufficiente nelle loro abitazioni”[14]. Ma l’ordinanza
rimase disattesa per altri due secoli e, all’inizio del XVI secolo, furono
costruite ritirate pubbliche nei granai con fosse biologiche nel sottosuolo.
Nel Medioevo l’igiene delle città italiane era incomparabilmente superiore a
quello della capitale francese dove, ancora nel Rinascimento, tutte le case
erano sprovviste di quelle comodità che mille e cinquecento anni prima i Romani
avevano diffuso anche fra i ceti popolari: “A Parigi, nel XV secolo, le persone
educate prima di vuotare il pitale fuori dalla finestra avvisavano il passante
con l’espressione Garde a l’eau!”[15]
Nell’Alto Medioevo per le città italiane si può riconoscere
una differenza nel vissuto della casa fra ricchi e poveri: le abitazioni
dei ricchi sono, come i castelli, le torri e i conventi, protette, fornite di
provviste alimentari e comodità igieniche, e dunque in grado di fornire una
condizione autonoma di piacevole soggiorno per riposare e ritemprarsi; le
abitazioni dei poveri offrono ricetto per dormire al riparo, ma impongono che
si esca per procurarsi il cibo della giornata e per soddisfare ogni altro
bisogno. [BM&L-Italia, maggio 2023].
Notule
BM&L-27 maggio 2023
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Società Nazionale di Neuroscienze BM&L-Italia, affiliata alla International
Society of Neuroscience, è registrata presso l’Agenzia delle Entrate di Firenze,
Ufficio Firenze 1, in data 16 gennaio 2003 con codice fiscale
94098840484, come organizzazione scientifica e culturale non-profit.
[1] Si ricorda che nell’Alto Medioevo
Perugia assume un’importanza unica per la sua collocazione tra la via Amerina e
la Flaminia; Procopio di Cesarea ne La guerra gotica la indica come prima
città della Tuscia.
[2] Michel Rouche, L’Alto Medioevo
occidentale in La vita privata dall’Impero romano all’anno Mille (a cura
di Philippe Ariès & Georges Duby) p. 322, CDE (su licenza G. Laterza e
figli) Milano 1986.
[3] Michel Rouche, op. cit., p. 323.
[4] Michel Rouche, op. cit., idem.
[5] Michel Rouche, op. cit., idem.
[6] Si ricorda che, in epoca
contemporanea, Edmondo De Amicis diceva: “Una casa senza biblioteca è una casa
senza dignità”.
[7] Yvon Thébert, Vita privata e architettura
domestica in La vita privata dall’Impero romano all’anno Mille
(a cura di Philippe Ariès & Georges Duby) p. 287, CDE (su licenza G. Laterza
e figli) Milano 1986. La citazione è tratta da Agostino, Confessioni,
VIII, 8 (trad. it. C. Vitali), BUR Rizzoli, Milano
2006.
[8] I Romani, che sembra avessero
acquisito dai Greci i metodi per avere acqua calda e fredda da fontane lungo
alcune strade, come in altri luoghi pubblici al di fuori delle terme, avevano
realizzato un sistema di orinatoi pubblici, che presero il nome dall’Imperatore
Vespasiano, per i bisogni di viandanti e viaggiatori; il successo di utenza
suggerì all’Imperatore la celebre tassa, che suscitò la deprecazione del figlio
Tito, al quale Vespasiano replicò: “Pecunia non olet”.
[9]
Nei butti si gettavano oggetti vecchi, smessi o
danneggiati. Oggi si mettono all’asta chiusi, per la probabilità di trovarvi
oggetti antichi oggi di grande valore.
[10] Da questo uso nasce la severa
sentenza di Leonardo da Vinci rivolta a coloro che non producevano opere d’arte
o di ingegno: “Vi sono uomini la cui unica traccia del loro passaggio sulla
terra sono cessi pieni”.
[11] Costruito dall’Ordine Teutonico
(Ordine dei Fratelli della casa di S. Maria in Gerusalemme) come una cittadella
dedicata alla Madonna, col nome di Ordensburg
Marienburg, è oggi denominato in polacco col nome della città della Polonia in
cui sorge: Castello di Malbork (Zamek w Malborku).
[12] Max Trimurti, Latrine e altri
spazi di “comodità” nel Medioevo. Storia in Network 1° luglio, 2020.
[13] Max Trimurti, art. cit., idem.
[14] Max Trimurti, art. cit., idem.
[15] Max Trimurti, art. cit., idem.